Torniamo su un argomento che avevamo già trattato negli anni scorsi, quando diversi lavoratori si allarmarono dopo aver assistito alla scomparsa degli 80 € al mese (poi diventati 100) previsti dall’ex Bonus Renzi.
L’ex bonus Renzi
Sono passati 11 anni dalla creazione del Bonus Renzi, noto anche come “Bonus Irpef” o “Bonus 80 euro”, uno dei pochi motivi positivi per cui viene ricordato l’ex premier e il suo governo targato PD. Ma cos’era esattamente? E soprattutto: esiste ancora questa agevolazione? Ai tempi fu pensato come un incentivo fiscale, dedicato solamente ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 26.000 euro lordi, che poteva arrivare fino a 960€ netti all’anno.
Il bonus Renzi era stato introdotto con l’obiettivo di fornire un sostegno economico ai lavoratori con redditi bassi e medi, e di stimolare la domanda interna. Tuttavia, la misura è stata anche criticata per la sua scarsa efficacia nella riduzione della povertà e per l’elevato costo fiscale a spese dello Stato.
Nel 2020, con il Decreto Legge numero 03, il cosiddetto Bonus Renzi è stato innalzato a 100€ e sostituito con quello che troviamo attualmente in busta paga, spesso denominato “trattamento integrativo DL 03/20” e ad oggi è ancora in vigore.
Il trattamento integrativo
Anche per il 2025 sono state confermate le stesse modalità di erogazione per il trattamento integrativo in busta paga, ovvero:
Per i redditi fino a 15.000€ spettano 100€ al mese direttamente in busta paga
Per i redditi tra 15.000 e 28.000€ spetta un importo pari alla differenza tra le detrazioni fiscali e l’IRPEF lorda
- Per redditi superiori a 28.000€ non spetta questo tipo di bonus
La no tax area
Attenzione! Chi ha reddito da lavoro dipendente inferiore a 8500€, rientra nella cosiddetta no tax area. Cosa vuole dire? Possiamo immaginare la no tax area come il primo scaglione di aliquota IRPEF che è pari allo 0% e dunque a 0€ di imposte dovute. Superati gli 8500€ di reddito si pagherà il 23% di imposta fino a 28.000€, poi il 35% sopra i 28.000€ e così via. Non dovendo pagare imposte ai fini IRPEF, i lavoratori che rientrano nella no tax area non potranno nemmeno accedere al trattamento integrativo in busta paga.
Cosa fare quando il datore di lavoro ci chiede di compilare il modulo per il trattamento integrativo?
Come spiegato poc’anzi, dipende tutto dal proprio reddito presunto e dato che nessun lavoratore dipendente può essere certo del proprio reddito annuo al 100%, il consiglio che ci sentiamo di dare è quello di chiedere al proprio datore di lavoro di applicare il trattamento integrativo (come accadeva per l’ex bonus Renzi), ove previsto, solamente con la busta paga di dicembre, in sede di conguaglio. Così facendo, non si correrà il rischio di dover restituire dei soldi. Naturalmente, se si ha la certezza di non superare la soglia dei 15.000€ annui di reddito (ad esempio per i part-time al 50%), si più richiedere tranquillamente al proprio datore di lavoro di erogare il trattamento integrativo mese per mese.