Con questo articolo intendiamo fare chiarezza sulle novità che riguardano la NASpI nel 2025. Vediamo quando spetta, quali sono i nuovi requisiti e perché non verrà più concessa in alcuni casi.
I requisiti
Iniziamo sgombrando il campo dagli equivoci: il requisito fondamentale per accedere alla NASpI è sempre lo stesso, ovvero la perdita involontaria del posto di lavoro, con conseguente versamento del ticket di licenziamento da parte del datore di lavoro. Non verrà dunque concessa la NASpI a chi si dimette, come era stato scritto da molti giornali online mentre era ancora in discussione la legge di bilancio, approvata poi il 30 dicembre 2024. Resta inoltre il requisito minimo delle 13 settimane di contribuzione negli ultimi quattro anni. Dunque cosa cambierà nel 2025?
La novità introdotta dalla finanziaria
A partire dal 2025, ci sarà un nuovo requisito per l’accesso alla NASpI, che riguarda specificamente i lavoratori che si dimettono volontariamente e che, entro 12 mesi dalle dimissioni, vengono licenziati dal nuovo datore di lavoro.
Dunque, oltre ai requisiti già esistenti (stato di disoccupazione involontaria e almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione), si aggiunge la necessità di aver accumulato almeno 13 settimane di contribuzione presso l’ultimo datore di lavoro.
Perché è stata introdotta questa modifica?
Questa modifica mira a contrastare l’uso improprio della NASpI, ovvero la pratica di dimettersi volontariamente da un lavoro per poi essere riassunti (e licenziati) poco dopo, al solo fine di percepire l’indennità di disoccupazione.
Chi è interessato da questa nuova regola?
Questa nuova regola si applica solo ai lavoratori che si dimettono volontariamente e che vengono riassunti e successivamente licenziati entro 12 mesi dalle dimissioni. Chi invece perde il lavoro per licenziamento e non si è dimesso nell’anno precedente, continua ad essere soggetto alle regole precedenti.
Esempio pratico
- Scenario: Mario si dimette il 31 gennaio 2025 e trova un nuovo impiego ad aprile dello stesso anno. A maggio viene licenziato dal nuovo datore di lavoro.
- Con le vecchie regole (fino al 2024): Mario avrebbe avuto diritto alla NASpI, purché avesse maturato le 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti le dimissioni.
- Con le nuove regole (dal 2025): Mario non ha diritto alla NASpI, poiché non ha accumulato almeno 13 settimane di contribuzione con il nuovo datore di lavoro.
In sintesi
- Se ti dimetti volontariamente e vieni riassunto entro un anno, devi lavorare almeno 13 settimane nel nuovo impiego per avere diritto alla NASpI in caso di successivo licenziamento.
- Se vieni licenziato (non ti dimetti), le regole restano invariate: devi avere 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni.
Consigli utili
- Se stai pensando di dimetterti, valuta attentamente le conseguenze, soprattutto se prevedi di trovare un nuovo lavoro a breve termine.
- In caso di dimissioni e successiva riassunzione, cerca di assicurarti una durata contrattuale che ti permetta di raggiungere le 13 settimane di contribuzione.
Ma questa non sarà l’unica novità del 2025, poiché i cosiddetti furbetti della NASpI hanno agito anche in un altro modo.
E se non mi presento al lavoro?
Un’altra novità riguarda i lavoratori che non si presentano al lavoro per un determinato periodo di tempo. In passato questa pratica veniva spesso sfruttata per farsi licenziare, così da poter accedere alla NASpI. Va detto che erano già intervenuti alcuni tribunali sulla vicenda, ma con la nuova norma, introdotta dal cosiddetto Collegato lavoro, non sarà più possibile accedere alla NASpI. Ora infatti, chi farà assenze ingiustificate per più di 15 giorni, verrà considerato alla stregua di un dimissionario e non potrà dunque percepire il sussidio di disoccupazione.