Lo studio dell’INRS di Marzo 2023
Uno studio dello scorso anno, condotto dall’istituto francese INRS, torna a bomba sugli effetti del lavoro a turni e/o notturno. Il prestigioso ente transalpino si occupa di ricerca e studio in ambito della sicurezza (safety) sul lavoro. Viene presa in esame una raccolta di dati relativi agli effetti riscontrati su base diagnostica e statistica, che evidenziano come appunto le attività del lavoro a turni influiscono sull’uomo. Per la prima volta, si esaminano anche quelle risultanze che danno indicazione di un incremento patologico anche nelle lavoratrici, rispetto ai colleghi uomini. In effetti le donne sono sempre più inserite nei comparti produttivi e lavorativi di tutti i settori, sempre più spesso decidono anche di intraprendere un percorso lavorativo nei servizi di vigilanza e custodia.
Vecchie e nuove patologie, cosa è stato rilevato?
Se in passato era stato già evidenziato come il sistema cognitivo e fisiologico, risentisse della perdita di ore di riposo intese come effettivo tempo dedicato al sonno, stavolta lo studio riserva maggiore attenzione alle patologie cancerogene, che possono essere imputate alla rilevazione statistica/diagnostica dei lavoratori notturni o turnisti. In passato, il famoso disturbo del ritmo del sonno, la faceva da padrone associandosi agli squilibri del sistema nervoso, digestivo e lipidico che agiscono in concorso tra loro negli individui adibiti al lavoro notturno. Stavolta però, sono state prese anche in esame altre patologie, che in passato non erano associate al tipo di attività svolta, forse perché una minore attenzione ai fattori antropologi, come appunto il lavoro a turni, non era stata presa in esame.
Rischi specifici delle donne
In particolare, le donne impiegate in lavoro a turni sembrano più esposte al cancro al seno e quando sono in stato interessante a parti prematuri, aborti spontanei e ritardo di crescita intrauterino. Si indica che ci sono anche altri disturbi associati, sebbene in misura minore, al lavoro notturno: un aumento delle malattie cardiovascolari, dell’indice di massa corporea, dell’ipertensione arteriosa o degli squilibri lipidici, dei sintomi digestivi o un aumento del rischio di ulcera gastrica, nonché dei disturbi psicologici, con un aumento del rischio di depressione o di disturbi d’ansia, ma questo in effetti era già noto agli ambienti più attenti o interessati nella ordinaria attività sanitaria.
Lo studio del 2019
In anticipo a questo studio dello scorso anno, nel 2019, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato il lavoro notturno come probabile cancerogeno per l’uomo (gruppo 2A). L’agenzia ha basato la sua classificazione su studi scientifici che mostrano associazioni significative tra il lavoro notturno e lo sviluppo del cancro al seno, alla prostata, al colon e al retto. I lavoratori più a rischio sono quelli che operano nei settori in cui il lavoro notturno è più diffuso: sanità, industria, servizi, commercio e trasporti.
Le misure incoraggiate nello studio
Se sotto l’aspetto della prevenzione, non c’è molto da dire, poiché è un concetto interdisciplinare e quindi sempre di attualità cogente, le ricerche si indirizzano sui fattori organizzativi del lavoro notturno ed atipico a turni. È qui in effetti che si potrebbe intervenire diversificando il concetto di attività e delle condizioni che possono renderla meno deleteria per la salute umana, ma come si sa, allo stato attuale possono classificarsi più come delle raccomandazioni, piuttosto che vederle operative sotto forma di normativa. Lo studio propone le seguenti “raccomandazioni”:
- evitare gli stimolanti. Il consumo di caffeina deve essere limitato (a un massimo di tre tazze nelle 24 ore) e può avvenire all’inizio del turno, ma non nelle ultime sei ore di lavoro prima di andare a letto;
- organizzare pause con un breve periodo di riposo (o pisolino) inferiore a 20 minuti durante il lavoro notturno o il turno del mattino;
- limitare l’esposizione alla luce intensa alla fine del turno;
- fornire informazioni sulle condizioni che favoriscono un sonno ristoratore di buona qualità durante il giorno a casa: buio assoluto, silenzio, telefono staccato, ecc;
- osservare un rituale per andare a letto: lettura rilassante, tisana, lavaggio, ecc.
Seppure sembra puro buon senso, solo a leggerle, già si trovano riscontri negativi sulle attività di vigilanza e custodia, tipo il sonnellino di 20 minuti. Le altre viste in prospettiva delle professioni legate al settore della vigilanza, possono dipendere da buone abitudini da mettere in atto nel quotidiano. In effetti è qui che si deve agire, mentre nell’ambiente di lavoro il tutto può dipendere dalle esigenze organizzative dell’impresa o del datore di lavoro, concetti che devono essere trattati tra le parti, azienda e lavoratori, anche se queste indicazioni seppure non vincolanti sono sicuramente un parere disinteressato e rappresentato da chi lo affronta in prospettiva di tecnico addetto ai lavori.