Quando un lavoratore ha bisogno di assentarsi dal lavoro per assistere una persona cara, deve ricorrere a congedi, aspettative o permessi (previsti da varie leggi) che spettano sempre in base al grado di parentela o di affinità della persona a cui si deve prestare assistenza.
Cosa si intende per parentela?
Il Codice civile stabilisce che “la parentela è il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite” (art. 74) anche se il rapporto di discendenza è avvenuto fuori dal matrimonio. Pensiamo ad esempio ai figli adottivi o ai cosiddetti fratellastri che hanno in comune un solo genitore.
Come si calcola il grado di parentela?
Anche per stabilire il grado di parentela ci viene in aiuto il Codice civile che all’art. 75 sancisce quanto segue: “sono parenti in linea retta le persone di cui l’una discende dall’altra; in linea collaterale quelle che, pur avendo uno stipite comune, non discendono l’una dall’altra”.
Per semplificare, possiamo dire che persone aventi una discendenza diretta l’una dall’altra saranno parenti di primo grado (ad esempio genitore-figlio). Se invece due individui non hanno discendenza diretta ma piuttosto hanno una persona tra loro due (in linea retta) saranno parenti di secondo grado (nonno-nipote). Saranno comunque di secondo grado, anche se la linea in questo caso è collaterale, fratelli e sorelle poiché tra loro ci sarà almeno un genitore comune.
L’elenco dei gradi di parentela
Anche se la legge riconosce fino al sesto grado di parentela, in questo articolo ci concentreremo sui primi tre dato che sono quelli per cui si possono richiedere aspettative e congedi.
- Parenti di primo grado: Genitori e figli.
- Parenti di secondo grado: Nonni, fratelli\sorelle e nipoti (figli dei propri figli)
- Parenti di terzo grado: Bisnonni, zii (fratelli\sorelle dei propri genitori), nipoti (figli di fratelli e sorelle) bisnipoti (figli dei propri nipoti diretti)
Cosa si intende per affini?
L’affinità non è altro che il vincolo tra un soggetto ed i parenti del suo coniuge. I gradi di affinità rispondono alle stesse regole di quelli di parentela. Saranno dunque affini di primo grado i suoceri, in quanto parenti di primo grado del coniuge e affini di secondo grado i cognati (dato che per il coniuge sono parenti di secondo grado) e così via.
E marito e moglie?
A prima vista può sembrare strano ma tra moglie e marito (così come tra conviventi) non esiste alcun grado né di parentela né di affinità. Quando ci si unisce in matrimonio si stabilisce una relazione diretta di coniugio (da qui deriva il termine coniuge).
Un esempio pratico
Non a caso nelle norme, così come nei CCNL, oltre a menzionare parenti e in qualche caso affini (o conviventi) si parla sempre di coniuge. Sarebbe infatti paradossale non poter usufruire ad esempio dei giorni di permesso per il lutto del proprio coniuge in quanto non parente. Difatti l’art. 4 della legge 53/2000 recita testualmente: “hanno diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all’anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente”.