Licenziamento collettivo, scopriamo insieme di cosa si tratta e quali sono le modalità.
Licenziamento collettivo, di cosa si tratta?
Il licenziamento collettivo è una procedura attraverso la quale un’azienda può decidere di disfarsi di un numero significativo di dipendenti. In Italia, la normativa sul licenziamento collettivo è stabilita dalla legge n. 223 del 1991, nota anche come “legge Biagi”.
Quali sono le procedure da attuare?
Per poter attuare un licenziamento collettivo, l’azienda deve rispettare una serie di requisiti e procedure. Innanzitutto, deve esistere una giustificata motivazione economica per la decisione, come ad esempio la crisi aziendale o la riduzione della produzione. Inoltre, l’azienda deve informare il Ministero del Lavoro e il sindacato e attendere un periodo di 60 giorni per permettere alle parti interessate di negoziare un accordo o una soluzione alternativa.
Se non viene trovato un accordo, l’azienda può procedere con i licenziamenti, ma solo dopo aver seguito una serie di procedure specifiche, tra cui la selezione dei dipendenti da licenziare e l’offerta di opportunità di reinserimento nel mercato del lavoro.
Il licenziamento collettivo in 5 punti chiave.
- Soglia numerica: per poter attuare un licenziamento collettivo, l’azienda deve licenziare almeno 5 dipendenti in una sola unità produttiva o almeno 15 dipendenti in tutta l’azienda.
- Selezione dei dipendenti: l’azienda deve seguire criteri obiettivi e trasparenti nella selezione dei dipendenti da licenziare. Ad esempio, può basare la sua scelta su criteri come la produttività o le competenze professionali.
- Indennizzo: i dipendenti licenziati hanno diritto a un indennizzo che varia da un minimo di 4 a un massimo di 24 mensilità. L’importo preciso dipende dall’anzianità di servizio e dall’età del lavoratore.
- Tutele per i lavoratori: i lavoratori licenziati possono accedere a una serie di tutele, come ad esempio la disoccupazione o la possibilità di partecipare a programmi di formazione per il reinserimento nel mercato del lavoro.
- Accordi sindacali: in molte situazioni, le aziende e i sindacati possono negoziare un accordo per evitare il licenziamento collettivo. Ad esempio, possono concordare sulla riduzione dell’orario di lavoro o sulla cassa integrazione.
La fase sindacale sul licenziamento collettivo.
La fase sindacale si chiude positivamente se le parti trovano un accordo, che può prevedere:
- l’assegnazione di una mansione diversa ai lavoratori interessati;
- il distacco dei dipendenti presso altre imprese;
- uno “scivolo” per accompagnare alla pensione i soggetti più anziani
Quali sono i diritti dei lavoratori coinvolti in un licenziamento collettivo?
I dipendenti licenziati hanno il diritto a un indennizzo, che varia in base all’anzianità di servizio e all’età. Inoltre, possono anche presentare un ricorso contro il licenziamento se ritengono che sia stato effettuato in modo discriminatorio o ingiusto.
Critiche alla legge.
Nonostante la normativa sul licenziamento collettivo sia stata introdotta con lo scopo di proteggere i lavoratori, molti critici sostengono che la legge sia troppo vantaggiosa per le aziende e che i lavoratori licenziati siano spesso svantaggiati.
In ogni caso, il licenziamento collettivo rimane una procedura complessa e delicata, che richiede una particolare attenzione e cura da parte delle aziende. La protezione dei lavoratori e il rispetto delle procedure stabilite dalla legge sono fondamentali per garantire una transizione equa e giusta per tutte le parti interessate.