L’ordinanza n. 9937 del 12 aprile 2024 della Corte di Cassazione – Sezione Lavoro, rappresenta un punto fermo nella giurisprudenza sul licenziamento per sopravvenuta inidoneità fisica del lavoratore. Il provvedimento chiarisce in modo netto gli obblighi del datore di lavoro e i diritti del lavoratore in casi di licenziamento per motivi di salute.
Cosa deve dimostrare il datore di lavoro
Secondo la Cassazione, il datore di lavoro che intende licenziare un dipendente per sopravvenuta inidoneità fisica deve dimostrare:
- L’effettivo stato di inidoneità fisica sopravvenuta;
- L’impossibilità di adibirlo ad altre mansioni compatibili, anche inferiori;
- L’impossibilità di adottare accomodamenti ragionevoli che avrebbero consentito al lavoratore di continuare a lavorare, in conformità con quanto previsto dalla normativa antidiscriminatoria e sul diritto al lavoro delle persone con disabilità.
Obbligo di repêchage: cosa significa?
Il principio del repêchage richiede al datore di lavoro di verificare, prima di procedere con un licenziamento per inidoneità fisica, se il dipendente possa essere ricollocato in un’altra posizione lavorativa compatibile con il suo stato di salute. Questo obbligo non riguarda solo i contratti a tempo indeterminato, ma assume rilevanza anche quando si decide di non rinnovare un contratto a termine.
Secondo la Suprema Corte, il datore deve dimostrare con chiarezza:
- Che al momento del licenziamento non erano disponibili posizioni compatibili;
- Che, per un periodo successivo ragionevole, non sono state effettuate assunzioni in ruoli compatibili con le condizioni del lavoratore.
L’assenza di tale dimostrazione comporta l’illegittimità del recesso, con tutte le conseguenze previste dalla normativa vigente in termini di tutela del lavoratore.
Insussistenza del fatto: le conseguenze
Un punto centrale dell’ordinanza è che, in caso di accertata insussistenza del fatto (ossia quando l’inidoneità non impediva davvero la prosecuzione del rapporto), il licenziamento risulta privo di fondamento giuridico.
Questo principio si fonda sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 125/2022, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del requisito della “manifesta” insussistenza del fatto previsto dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Il caso: il ferroviere licenziato
Nel caso specifico, un dipendente di una SPA era stato licenziato per sopravvenuta inidoneità fisica. La Corte d’Appello di Reggio Calabria aveva già annullato il licenziamento, ordinando il reintegro e un risarcimento pari a 12 mensilità. La Cassazione ha confermato integralmente la decisione, sottolineando:
- L’onere della prova del repêchage è a carico dell’azienda;
- L’insussistenza del fatto rende il licenziamento illegittimo.
Conclusioni
L’ordinanza 9937/2024 ribadisce un principio fondamentale: il licenziamento per inidoneità fisica non può essere utilizzato come scorciatoia, se non sono state prima esplorate e documentate tutte le possibilità di ricollocamento e accomodamento.
Per i lavoratori si tratta di una garanzia importante. Per i datori, di un invito alla massima attenzione nella gestione di questi casi.