Reddito di cittadinanza Crollo delle richieste
Si stima attorno al 65% il crollo delle richieste di reddito e pensione di cittadinanza nel primo bimestre del 2023.
Infatti nel periodo gennaio-febbraio 2022 le richieste erano pari a 261.378 contro le sole 90.287 dello stesso periodo del 2023.
Quali le cause?
È probabile che in molti non abbiano ancora rinnovato la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) che è necessaria per calcolare l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) a sua volta obbligatorio per accedere a quasi tutte le prestazioni sociali.
Nonostante il servizio messo a disposizione direttamente sul sito Inps per presentare la DSU, molti cittadini non sono riusciti ad accedere alla prestazione, per motivi puramente burocratici.
Un’altra causa ipotizzabile è di carattere psicologico.
Il fatto che il Reddito di Cittadinanza nel 2024 verrà sostituito da un altro sussidio, la Misura di Inclusione Attiva (MIA), con i controlli sempre più restrittivi su situazioni reddituali, patrimoniali e sulla condizione di occupabilità, potrebbe aver indotto alcuni percettori a non procedere al rinnovo, per evitare eventuali ripercussioni nel caso in cui il diritto al sussidio non fosse realmente spettante o comunque soggetto a possibili revisioni.
Ripresa dell’occupazione e crollo delle richieste del reddito di cittadinanza
Anche il fattore occupazione può essere causa del calo drastico di richieste di reddito di cittadinanza.
I dati del Ministero del Lavoro e dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) segnano un incremento di ben 100 mila posti di lavoro nel primo bimestre del 2023, rispetto al bimestre precedente e maggiore di circa un terzo rispetto al bimestre gennaio-febbraio 2019, pre-pandemia Covid.
Anche il numero dei cosiddetti inattivi è in calo. Gli inattivi sono quei cittadini che non hanno un lavoro, non lo stanno neppure cercando. Rispetto a dicembre 2022 infatti è stato riscontrato un calo di 83 mila persone inattive, che si sono dunque attivate iniziando a cercare seriamente un’occupazione.
In totale sono quasi 100 mila i nuclei familiari ad aver perso il diritto al sussidio, per effetto della ripresa occupazionale. Indubbiamente l’effetto dei controlli si è fatto sentire, visto che sono stati più di 21.000 i nuclei familiari a cui è stata revocata (non semplicemente rifiutata) la richiesta di Reddito di Cittadinanza.
Per quali ragioni può essere revocato il Reddito di Cittadinanza?
La revoca può avvenire a causa di una variazione dei parametri reddituali e patrimoniali, se per esempio un componente del nucleo familiare inizia a lavorare e fa aumentare l’ISEE, o anche nel caso in cui alla famiglia venga assegnata una eredità e quindi degli ulteriori beni immobili oltre alla casa di residenza. Può essere revocato anche a causa di condanne penali per reati quali terrorismo, reati legati alla criminalità organizzata o a truffe ai danni dello Stato.
Ci sono inoltre le revoche per aver fornito dichiarazione mendaci all’atto della richiesta, non aver dichiarato beni, o redditi percepiti.
Siamo di fronte quindi a un calo delle richieste del Reddito di Cittadinanza dovuto a più fattori, tra cui sicuramente ha il maggior peso la ripresa del mercato del lavoro. Sperando che si arrivi a contrattazioni collettive sempre più favorevoli anche alla ripresa economica che garantiscano ai lavoratori redditi adeguati ad uno stile di vita dignitoso.