Cos’è il congedo parentale
Il congedo parentale è un diritto fondamentale a sostegno della genitorialità, che consente ai lavoratori di dedicare tempo prezioso alla cura dei figli nei primi 12 anni di vita. Questo periodo di astensione dal lavoro, tutelato dalla legge, offre ai neogenitori la possibilità di costruire un legame profondo con i bambini e rispondere alle loro esigenze, senza l’assillo del lavoro. Ma cosa succede se, durante il congedo parentale retribuito, si svolge un’altra attività lavorativa? La questione è complessa e può portare al licenziamento per giusta causa.
Leggi questo articolo per conoscere meglio il congedo parentale.
La vicenda
La sentenza della Cassazione n.2618/2025 ha fatto chiarezza, confermando la legittimità del licenziamento di un dipendente che, durante il congedo parentale, svolgeva un secondo lavoro. La vicenda, apparentemente semplice, nasconde implicazioni profonde che toccano il cuore del rapporto di lavoro: la fiducia.
Il caso specifico riguardava un lavoratore che, durante il periodo di astensione dal lavoro per la cura dei figli (il cosiddetto congedo parentale facoltativo), aveva trovato il modo di dedicarsi a un’altra occupazione. Scoperto l’accaduto, per mezzo di un investigatore privato, il datore di lavoro ha proceduto con il licenziamento disciplinare. Il dipendente ha impugnato la decisione, innescando una battaglia legale conclusasi con la pronuncia della Suprema Corte. I giudici hanno confermato la decisione aziendale, sottolineando la validità del licenziamento.
Il motivo del licenziamento
La motivazione? La violazione del principio cardine su cui si basa ogni rapporto di lavoro: la fiducia reciproca tra datore di lavoro e dipendente. Questo elemento, essenziale, garantisce il corretto svolgimento delle attività e il rispetto degli obblighi. Il congedo parentale, in questo contesto, è un diritto concesso per una finalità specifica: la cura dei figli. Non è un periodo di vacanza, né un’opportunità da sfruttare per intraprendere altre attività remunerative.
Svolgere un altro lavoro durante il congedo parentale tradisce dunque la fiducia del datore di lavoro e dimostra il mancato rispetto dello scopo per cui è stato concesso il periodo di assenza. Inoltre, anche se retribuito dall’INPS, l’assenza legata al congedo di un dipendente può comportare per l’azienda un danno economico per far fronte all’assenza, come ad esempio la remunerazione di ore di straordinario in favore di altri lavoratori.
È cruciale sottolineare che, ai fini della decisione della Cassazione, non rileva la natura del secondo lavoro. Anche se fosse un’attività simile a quella principale, o se non avesse causato un danno economico diretto, il problema centrale resta la violazione del patto fiduciario. È irrilevante anche dove e quando si svolge questo secondo lavoro.
Conclusioni
La sentenza è un avvertimento chiaro: il congedo parentale è un diritto, ma il suo utilizzo improprio costituisce una violazione della fiducia e può avere gravi conseguenze, fino al licenziamento. I lavoratori sono chiamati ad agire con responsabilità, evitando di utilizzare il congedo per scopi diversi da quelli previsti.