Breve resoconto storico
Anno 2017, diventa di pubblico dominio il fallimento della Securpol Group Srl. Si avvia l’epilogo di questa azienda con circa 1.200 dipendenti su tutto il territorio nazionale, caduto nelle maglie della legge 270/99 (Prodi bis), dopo le vicissitudini con il fisco per l’evasione di ben 168 milioni di euro in imposte (IVA in particolare). Con la dichiarazione di insolvenza del 28 agosto 2017 emanata dal tribunale di Civitavecchia verrà commissariata. La vicenda affonda le sue radici nel tempo ed inizia nel lontano 2010 con la fusione delle varie realtà provinciali e regionali che convogliano nella Securpol Group Srl, che raccolse tutti i debiti delle aziende che la famiglia stessa aveva contratto negli anni di una crescita fenomenale. Il tutto tenuto in gran segreto e passata per una innocua fusione nei 7 anni successivi. Dalla dichiarazione dello stato di insolvenza, inizia un lungo calvario per i dipendenti dell’azienda (a causa del sequestro dei conti bancari), i quali resteranno senza stipendio per diversi mesi dopo che gli appelli del mondo sindacale a retribuire almeno i dipendenti che stavano ancora lavorando, vengono disattesi dopo diverse manifestazioni sotto tribunali e ministeri, il segretario nazionale di UGL Sicurezza Civile Enrico Doddi si incatenerà ed inizierà uno sciopero della fame ma neanche questo produce effetti. Si pensi persino all’arresto di un direttore dell’Agenzia delle Entrate corrotto dall’azienda, che nel frattempo aveva spostato la propria sede a Genova, nel tentativo di avere un accordo vantaggioso per un piano di rientro, tre avvocati ed il direttore della locale sede vennero sorpresi in flagranza di reato con una tangente di 7.500 euro dalla Guardia di Finanza.
Il passaggio ed acquisizione ad altre aziende e la cessazione attività
Dopo una estenuante trattativa durata fino alle 3 del mattino del 27 settembre 2019, finalmente questa azienda viene acquisita e smembrata tra le acquirenti Cosmopol, Sicuritalia e Gruppo Battistolli con un accordo strappato a denti stretti ma ben dettagliato nei contenuti. I lavoratori riescono a mantenere alcuni diritti, passando per un 2112 CC, con alcune clausole vincolanti per il futuro passaggio di chi non rientra nel primo novero di dipendenti e servizi conferiti nella procedura di acquisizione. Il giorno 22 Giugno 2021, avviene un incontro con la amministrazione straordinaria che nel frattempo aveva avviato una procedura di licenziamenti collettivi per 133 dipendenti rimasti in pancia alla stessa e che hanno come termine ultimo il 30 Luglio 2021, per la cessazione della erogazione degli ammortizzatori sociali. Durante la disamina, le organizzazioni sindacali sono a richiedere la proroga degli ammortizzatori sociali per 6 mesi e questa OS chiede persino che siano richiamate in causa, per questi lavoratori, le aziende che hanno acquisito Securpol poiché c’è un impegno formale sull’accordo sindacale che ha regolamentato il passaggio dei lavoratori alle acquirenti, ovvero di attingere a quel serbatoio umano, cosa che verrà disattesa. Il Ministero del Lavoro suggerisce all’azienda di avviare la procedura all’art.45 del decreto Sostegni e quindi di richiedere ulteriori 6 mesi alla scadenza dei precedenti, procedura che solo l’azienda può avviare. Vista la disponibilità della stessa ad accedervi, la riunione viene rinviata al 20 Luglio 2021 per verificare se MISE e Regioni abbiano acclarato le condizioni di strategicità dell’azienda, concedendo appunto la proroga della misura sociale fino a fine anno. Amarezza nel constatare come le istituzioni stesse, non possano richiedere alle acquirenti di sedersi al tavolo per onorare l’impegno preso e che questo dunque, sarà l’ultimo atto di questa vicenda. Per me invece, un ex dipendente, è stato l’ultimo atto di amore per chi ha condiviso quella lunga storia e resterà senza lavoro.
Paradossi post acquisizione
È mattino e sono sulla mia auto sul GRA di Roma per recarmi a lavoro, sono passati un po’ di mesi dalla cessazione attività, improvvisamente qualcosa di “grosso” attira la mia attenzione ed ho un sussulto e penso: “Oddio ma quel bilico con rimorchio è della Securpol”, ed in effetti vedo campeggiare sulla fiancata quella scritta ed il logo che per anni sono stati l’orgoglio di quell’azienda. Addirittura quando sorpasso la motrice stampato su di essa leggo Divisione Saratoga, quella di stanza a Viterbo che si occupava dei trasporti valori su TIR ed ho un contrastante turbine di sentimenti. Quella è stata l’azienda a cui ho dato gli anni più belli della mia vita, la gioventù, ma anche quella azienda che schiacciava per mezzo dei suoi carnefici gli esseri umani che ardivano indossare la divisa con quei fregi. Già perché purtroppo nella mia attività sindacale in tutto il centro Italia, ne ho conosciuti e combattuti molti dei prezzolati che facevano il bello e cattivo tempo, che erano i primi a sperperare e gestire con disinvoltura le risorse, anche a loro utilità, eroi di giorno e vigliacchi fuggiti di notte con uomini e servizi su altre sponde. Mi tornarono in mente i momenti più cupi e tragici di quella vicenda, ma soprattutto le persone che non ressero lo stress. Uno di loro parlò con me al cellulare poche ore prima di farla finita dentro la sua auto con la pistola di ordinanza. Perché poi parlare di paradossi? Beh… cosa pensereste voi, se veniste a sapere che in un ufficio al Torrino (quartiere di Roma), apre un’azienda che ha a capo il giovane rampollo “sopravvissuto” alla vicenda? A dire il vero tra tutte le aziende componenti la Group, una rimase sempre fuori, si tratta di un istituto operante in Toscana.
L’epilogo della storia
È un caldo pomeriggio estivo e mi sto recando presso un’azienda per svolgere attività sindacale, so chi troverò dall’altra parte del tavolo, un dirigente delle risorse umane che conosco molto bene poiché anch’egli terminazione di quel recente passato, dopo anni troviamo la voglia di ricordare con amarezza ciò che è stato e la domanda da parte sua mi lasciò un po’ sorpreso: “Secondo te… perché è finita così” mi chiese lui, io ho risposto: “Vedi posso spiegarmelo solo in un modo, che proverò a raccontarti romanzandoti la mia idea. Non si è fermato quando poteva ancora evitare il peggio, ma ha voluto tenerla in pugno fino all’ultimo. È stato come quei re pagani del passato, che quando morivano usavano portarsi nel tumulo la nave, i cavalli, i cani, nonché tutte le ricchezze accumulate in una vita, per pagare il traghettatore di anime per andare dall’altra parte. Non doveva essere di nessun altro”. Oggi rifletto sul fatto che questa è stata l’imprenditoria della vigilanza privata, ne resta poco a dire il vero, la lusinga di far parte di gruppi finanziari e fondi di investimento li corteggia, imprenditori del passato con forze e debolezze che da aziende familiari sono diventate aziende “senza padrone e senza anima”. Ancora oggi mi chiedo se qualcuno sarà per me come fu Annibale per Roma, braccato fino alla fine dei suoi giorni o dei miei da sindacalista, oppure ci sarà una riconciliazione. Il tempo lo dirà, nel frattempo vivendo facciamo le storie da raccontare.